Testata - L'acquedotto dell'Isonzo

L'acquedotto dell'Isonzo

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Descrizione - L'acquedotto dell'Isonzo

Per fronteggiare l'aumento del fabbisogno idrico del secondo dopoguerra, fu attivata negli anni Cinquanta la captazione dalle bocche del Timavo, poste nelle immediate vicinanza del preesistente Acquedotto "Giovanni Randaccio" di San Giovanni di Duino.

Le non perfette condizioni delle acque del Timavo, che socrre in superficie per diversi chilometri nel territorio della Repubblica di Slovenia, indusse a riprendere in considerazione una delle vecchie ipotesi che nel periodo asburgico, per ragioni politico-militari, era stata abbandonata dopo essere stata anche in parte progettata: quello di attingere alle falde freatiche dell'Isonzo, particolarmente ricche sotto la zona pianeggiante del monfalconese.

La progettazione dell'opera ha tenuto in massima considerazione l'impatto sul territorio adottando tutte le tecniche allora possibili per permettere all'ambiente di trovare un nuovo organico assetto in breve tempo, finiti i lavori di scavo e di posa.
Le fasi di costruzione dei singoli impianti sono state attuate anche in base ai finanziamenti disponibili e hanno avuto inizio con la costruzione, nel 1978, della condotta del diametro di 2000 mm dall'Acquedotto "Giovanni Randaccio" alla zona del casello autostradale del Lisert.
Durante i lavori di scavo per la posa di questa condotta è emersa la presenza di una importane polla alimentata dalle acque provenienti dai laghi di Pietrarossa e di Doberdò, presso l'invaso di Sablici. Tenendo conto della qualità delle acque emergenti, nel 1982 si è deciso per la costruzione di una nuova captazione provvisoria impiegando sistemi di pompaggio innovativi, caratterizzati da elevata elasticità di esercizio e ridotti consumi di energia.
Il completamento dell'acquedotto dell'Isonzo è invece proseguito con la terebrazione (costruzione mediante trivella) di 12 pozzi a nord dell'aeroporto di Ronchi dei Legionari (Linea Nord), nella costruzione in località le Mucille (Monfalcone) di un serbatoio di oscillazione da 4000 mc di invaso, nella posa di una condotta, di 1500 mm di diametro, dai pozzi della linea Nord alla vasca di oscillazione e dalla posa di una condotta del diametro di 2000 mm dalla vasca di oscillazione alla captazione di Sablici.

Il nuovo acquedotto che utilizza i pozzi di Pieris e S.Pier d'Isonzo, si ricollega agli impianti dell'Acquedotto "Randaccio" che quelli del vecchio acquedotto ottocentesco di Aurisina.

I primi tre pozzi, entrati in funzione già nel 1989, sono in grado di erogare una quantità d'acqua potabile di cinquanta milioni di litri al giorno; la linea nord è stata ufficialmente messa in servizio il 1° agosto 1994, e dal 2010 è attivo il primo pozzo della linea sud, in località Dobbia, realizzato per allacciare anche la città di Monfalcone al sistema di captazione.

Va ricordato che durante i lavori di scavo sono emersi importanti resti di una "mansio" romana all'interno del comprensorio del Randaccio nei pressi delle sorgenti del Sardosch e altri resti sono emersi nei pressi dell'aeroporto di Ronchi dei Legionari. Questi ultimi sono stati successivamente messi in luce e restaurati a cura della Soprintendenza per i Beni artistici, architettonici e storici del Friuli Venezia Giulia.

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