Testata - Trieste: la rete Acquedottistica

Trieste: la rete acquedottistica

Servizi Acqua Il ciclo idrico integratoTrieste la rete acquedottistica

Descrizione - Trieste: la rete acquedottistica

La rete di distribuzione dell'acqua potabile gestita da AcegasApsAmga si presenta in maniera capillare su tutto il territorio della provincia di Trieste ad eccezion fatta per i comuni Sgonico, Monrupino e parte di Duino Aurisina dove il servizio è gestito dall'Acquedotto del Carso, che comunque si approvvigiona tramite misuratori di portata alla rete principale AcegasApsAmga.

La rete idrica è composta da:

  • due linee di adduzione: una del diametro di 900 mm costruita nel 1929 che raggiunge la città lungo la strada Costiera e una del diametro di 1.300 mm sottomarina che corre parallela alla costa dal Villaggio del Pescatore al Porto Vecchio
  • 16 stazioni di sollevamento
  • oltre 30 serbatoi di stoccaggio per un volume di 129.000 l
  • una rete globale di condotte, per uno sviluppo di circa 1.100 Km.

Il percorso idrico

Il sistema d'acquedotto nella sua globalità, si articola in quattro componenti principali:

  • Trasporto primario: prelievo d'acqua allo stato naturale (greggia) dalle diverse fonti di captazione superficiali e sotterranee mediante gruppi elettropompa e successivo convogliamento della stessa, attraverso condotte, fino all'impianto di trattamento.
  • Trattamento: processo di filtrazione disinfezione dell'acqua greggia mediante filtri a sabbia e impianti ad iniezione di disinfettante (ipoclorito di sodio) al fine di conferire all'acqua i parametri di legge per la potabilità.
  • Trasporto secondario: convogliamento e sollevamento nei serbatoi di stoccaggio o direttamente nella rete di distribuzione dell'acqua potabilizzata., mediante gruppi elettropompa e attraverso condutture di adduzione.
  • Distribuzione: erogazione dell'acqua potabile all'utenza mediante la rete ramificata di condotte derivate dal "trasporto secondario"; l'alimentazione della rete di distribuzione avviene prevalentemente per caduta mediante condotte in uscita dai serbatoi idrici di stoccaggio e in minima parte direttamente dalle condotte di trasporto.

Fonti di approvigionamento e convogliamento acqua greggia

Le fonti di approvvigionamento idrico attualmente utilizzabili hanno caratteristiche tra loro differenti per il tipo e l'origine dell'acqua che forniscono. Esse sono: le acque sotterranee dei Pozzi dell'Isonzo e le risorgive del Sardos e del Timavo.
Pozzi dell'Isonzo - costituiscono la fonte di approvvigionamento idrico più recente, scaturita dagli studi effettuati nel corso degli anni Sessanta, con il fine di captare delle acque di falda sotterranea di caratteristiche di purezza e affidabilità superiori a quelle dei corsi superficiali.

Sardos - è una risorgiva che deriva in parte dalle acque carsiche di percolamento, in parte dagli spandimenti dell'Isonzo e dal Vipacco, durante le piene. La risorgiva emerge dal sottosuolo nei pressi di San Giovanni di Duino, all'interno del comprensorio dell'Acquedotto "Giovanni Randaccio" dove si trova l'opera di presa, per poi sfociare in mare dopo un paio di chilometri.

Timavo - è un fiume la cui sorgente è situata sul Monte Nevoso, da qui il fiume scorre in superficie fino alle grotte di San Canziano nei pressi di Divaccia, dove si inabissa per poi riemergere a San Giovanni di Duino con tre rami distinti per poi sfociare in mare, dopo un breve percorso in superficie.
Risolto da tempo il problema degli inquinamenti industriali lungo il corso in superficie in territorio sloveno, per l'attitudine ad intorbidirsi in seguito a precipitazioni atmosferiche, questa fonte di approvvigionamento viene usata soltanto come riserva, essendo le altre fonti di migliore qualità e sufficienti in quantità.

La rete di condotte

La rete di distribuzione acqua si sviluppa per più di 1.100 km tra condotte e derivazioni. Nel corso dei rinnovamenti a seguito di campagne per la sostituzione di condotte con materiali tecnologicamente avanzati e/o per rotture improvvise la rete presenta il 40% delle tubature in acciaio, il 23% in ghisa grigia e il restante in ghisa sferoidale e polietilene.
Organi di intercettazione quali valvole e valvole di riduzione di pressione e organi vari (flange, sfiati, riduzioni di diametro, idranti e misuratori di portata) si presentano in numero ampiamente sufficiente per:

  • isolare tratti di condotte di estensione tale da limitare il disagio alle utenze in caso di guasto;
  • contabilizzare il consumo degli utenti;
  • consentire punti di approvvigionamento per i Vigili del Fuoco.

Stazioni di sollevamento e risollevamento

Gli impianti di sollevamento/risollevamento servono a rilanciare l'acqua, attraverso gruppi di pompaggio e speciali condotte chiamate "prementi", nei serbatoi di distribuzione ubicati a quote altimetriche superiori. Genericamente, un impianto di sollevamento/risollevamento è costituito da:

  • gruppi elettropompa
  • organi di manovra e accessori
  • impianto di alimentazione elettrica
  • sistemi di misura e automazione

Alcune stazioni sono alimentate da sollevamenti o da serbatoi idrici ad esse adiacenti e direttamente collegati, e vengono pertanto chiamate di "risollevamento".
In ogni stazione possono essere installati uno o più impianti di sollevamento/risollevamento con caratteristiche di portate idriche e pressioni di mandata variabili da cui dipende quindi la potenzialità dell'impianto e quindi la tipologia di alimentazione elettrica in termini di tensione (bassa o media tensione) e la potenza installata (da 6 a 1.250 kW).

Stazioni di risollevamento presenti nella provincia di Trieste:

  • Aurisina sorgenti
  • S.Croce Filtri
  • Gelsomini
  • Cologna
  • Gretta
  • Banne
  • Pindemonte
  • Rozzol
  • S.M. Maddalena
  • Zaule
  • Farnei
  • Falseggi
  • S. Rocco
  •  Basovizza
  • Baredi-SIOT
  • Caresana - Skonfite

Serbatoi idrici di distribuzione

Rappresentano il punto di partenza delle reti di distribuzione, poiché da essi si dipartono le condotte di rete per l'erogazione idrica all'utenza e sono alimentati o direttamente dal sollevamento principale di Randaccio oppure dai relativi impianti di sollevamento/risollevamento.
I serbatoi sono dislocati a quote diverse in funzione delle esigenze orografiche del territorio e degli insediamenti dell'utenza.

Genericamente sono costituiti da:

  • una o più vasche intercomunicanti della capacità totale dai 100 ai 15.000 mc circa
  • una camera di manovra di dimensioni variabili per l'accoglimento degli organi di manovra e degli eventuali sistemi di misura e telecontrollo
  • un'area di rispetto recintata

Interruttori di pressione

Sono posti lungo le reti di distribuzione e sono costituiti da vasche interrate a pelo libero, di modesta capacità; vengono impiegati dove, per il limitato numero di utenze da servire a pressione inferiore, non risulta conveniente realizzare un serbatoio indipendente a quota più bassa, con relativo impianto di risollevamento.

Nel comune di Trieste sono presenti 20 serbatoi idrici e 10 interruttori di pressione; nel comune di Muggia sono presenti 9 serbatoi idrici ed altrettanti interruttori di pressione; nel comune di San Dorligo della Valle, infine, si trovano 4 serbatoi e 9 interruttori di pressione.

Seleziona il tuo comune

accordion cenni storici Trieste


Già nel II secolo aC , Trieste (Tergestum) riceveva l’acqua da due linee di acquedotto costruite dai Romani.  L’acquedotto della val Rosandra, i cui resti sono ancora visibili nella valle, era la principale risorsa idrica della città che si stima contasse circa 12.000 abitanti

Gli acquedotti romani subirono la stessa sorte toccata alla Città che nel VI secolo venne distrutta dai Longobardi che l’avevano occupata nel 568.

Per circa un millennio le fonti idriche dei triestini furono costituite dai rii e piccole sorgenti che circondano la città, che non riconquistò le dimensioni dell’epoca romana.

Solo nel 1749 si  avviò la costruzione di un acquedotto “moderno”:  l’acquedotto “teresiano”. Dedicato alla memoria dell’Imperatrice Maria Teresa (Trieste fece parte dell'Impero degli Asburgo dal 1382 al 1918).

L’acquedotto recapitava l’acqua dal rione San Giovanni attraverso il percorso delle odierne vie Pindemonte e Crispi al nuovo agglomerato urbano realizzato in concomitanza con l’apertura del primo porto commerciale - il “borgo Teresiano” appunto - e terminava in corrispondenza delle monumentali fontane pubbliche dette "dei Quattro Continenti", del "Giovanin de Ponterosso" e del "Nettuno, realizzate dallo scultore Giovanni Mazzoleni ed ancora operanti dopo oltre 250 anni.

E' promossa invece dai privati la società "per l'acquedotto di Aurisina", che - dal 1857 - sfrutta le risorgive costiere per rifornire la neonata Ferrovia Meridionale Trieste-Vienna.

In quegli  anni la popolazione cittadina crebbe oltre le 100.000 unità e, con essa, il fabbisogno idrico: la quantità d’acqua giornaliera a disposizione di ogni abitante era misera, inferiore a 10 litri. Ciononostante solo una parte modesta dell’acqua raccolta alle risorgive di Aurisina raggiunge Trieste..

Nel 1919, alla fine della Prima Guerra Mondiale, la proprietà e la gestione dell’acquedotto di Aurisina passano al Comune che istituisce prima il "Servizio Comunale Acquedotti" e poi l’Azienda Comunale Elettricità Gas ed Acqua (ACEGA).
La nuova amministrazione italiana integra le risorse idriche nel 1921 con l’Acquedotto di Zaule e nel 1922 con l'Acquedotto del Sardos.  Dedicato all'eroe di guerra Giovanni Randaccio caduto sul Carso,  nel 1929 si avvia l’Acquedotto “Randaccio” che viene congiunto all’acquedotto Aurisina  e incrementa il flusso verso la città a 75 mila mc giornalieri, attraverso la nuova adduttrice DN900 posta lungo il sedime della Strada Costiera.
 

Il sito di “Randaccio” viene potenziato nel 1947, 1952 e 1971 accogliendo nuove tecnologie e impianti, con lo sfruttamento delle risorgive del Timavo (oggi utilizzate solo come riserva).

Nel 1971 entrò in esercizio la condotta sottomarina, del diametro di 1300 mm, che dal Villaggio del Pescatore, attraversa per 18 Km il Golfo di Trieste.

L’ultima grande opera, la realizzazione dei pozzi isontini (fine anni ’80), ha permesso di risolvere definitivamente il problema dell’approvvigionamento idrico del territorio di Trieste.